Torna il Donizetti Festival, 'nati dal nulla compiamo 10 anni'
Micheli all'addio, 'orgogliosi. Scoperto e riscoperto opere'
(di Bianca Maria Manfredi) È doloroso per Francesco Micheli dopo dieci edizioni come direttore artistico l'addio al Donizetti Opera Festival, che si inaugurerà il 14 novembre con la techno-opera LuRave, "ma come contrappeso c'è quello che siamo riusciti a costruire dal nulla" ovvero: una "manifestazione internazionale" e insieme un "orgoglio cittadino" nei confronti del compositore bergamasco e la consapevolezza della vocazione artistica della città. "Donizetti - ha spiegato Micheli - è un compositore geniale spesso misconosciuto che ha lasciato in eredità opere che andavano scoperte o riscoperte oppure, nel caso di opere conosciute, riviste in una nuova luce". La scoperta di cui è più orgoglioso è L'ange de Nisida andato in scena nel novembre 2019, poco prima che Bergamo fosse investita dalla pandemia di Covid. L'opera fu commissionata a Donizetti dal Theatre de la Reinassance di Parigi che dovette però sospendere la programmazione per problemi economici prima di realizzarlo. Con la sua usuale praticità, se ne servì per la stesura della Favorita, che invece andò regolarmente in scena all'Opéra nel 1840, ma dell'originale si persero le tracce. Solo ai nostri giorni la partitura è stata ricostruita e appunto a Bergamo è andata in scena al teatro Donizetti - all'epoca cantiere aperto in restauro - per la prima volta assoluta. Anche in questa edizione sono tre le opere in programma: dal 15 novembre Robert Devereux (con Jessica Pratt, alla direzione Riccardo Frizza e la regia "stile The Crown" di Stephen Langridge) e dal 17 Don Pasquale (con Javier Camarena, sul podio Iván López-Reynoso e l'allestimento di Amélie Niermeyer), opere famose ma eseguite nella nuova edizione critica, e poi il 16 Zoraida di Granata "il suo primo grande successo" che va in scena a 200 anni dalla prima rappresentazione. "Il 2023 con Bergamo Brescia capitale della cultura è stato un anno di sperimentazione con l'opera su Raffaella Carrà, come una eroina donizettiana, e l'unione con la techno, non me lo sarei sognato. Mi sono tolto tante voglie" ha proseguito il direttore artistico che resta convinto di una cosa: "è importante riconciliare cultura alta e popolare, riunirle come ai tempi di Verdi e Donizetti. La cultura deve essere più efficace nel far felici tante persone". In questo, è convinto, l'opera che unisce musica, teatro, arte ed è "un bignami culturale può essere una porta di accesso". Le anteprime per i giovani dei tre titoli in programma "con il teatro stracolmo di adolescenti muti e plaudenti" vanno in questa direzione "e mi permettono di lasciare Bergamo felice". Lui si trasferirà a Berlino, dove sta lavorando alla regia di Cavalleria Rusticana e Pagliacci per la Bayerische Oper di Monaco e con il Maggio fiorentino e la Farnesina a un'opera sull'opera da portare negli istituti di cultura. A Bergamo resterà un festival che ha condiviso "il rinascimento di un grande genio incompreso con valori romantici, estremi, quasi più adatti ad ora" un festival che dal punto di vista di "cultura musicale, teatrale, politica lancia un messaggio a tutto il mondo". E che adesso cerca un nuovo direttore artistico.
O. Larsen--BTZ