Back to black, Amy Winehouse tra canzoni, sogni e demoni
Da 18 aprile in sala biopic Sam Taylor-Johnson con Merisa Abela
(di Francesca Pierleoni) "Sono una ragazza del passato che vive nel presente". E' la frase pronunciata dalla protagonista nel film, intorno alla quale la regista Sam Taylor-Johnson sembra aver costruito Back to black, il ritratto cinematografico di uno dei più grande talenti della musica degli ultimi 30 anni, la cantautrice Amy Winehouse, morta per un'intossicazione da alcol nel 2011 e così tragicamente entrata nel cosiddetto 'Club 27' cioè quegli artisti (fra gli altri, Jimi Hendrix, Janis Joplin, Jim Morrison e Kurt Cobain) scomparsi a soli 27 anni. Il film, in uscita il 18 aprile con Universal è retto dalla potente interpretazione, al limite del mimetismo, di Marisa Abela (che canta anche tutte le canzoni) e ricostruisce la storia con toni tra fiaba e incubo, un percorso nel quale i brani diventano uno specchio della vita dell'artista. Un viatico fatto di sogni realizzati e infranti, passione assoluta per a musica, una dipendenza dall'alcol precoce e l'incontro con il fatale e affascinante cattivo ragazzo Blake (Jack O Connell), che fra dipendenza da droghe pesanti e un rapporto tossico di codipendenza, dà una spinta decisiva alla spirale verso il basso della cantante. "Volevo fare un film dalla prospettiva di Amy, attraverso i suoi occhi. L'unico posto in cui risiede la sua verità è nei testi delle sue canzoni - spiega nelle note di produzione la cineasta, già autrice di film come Nowhere boy e 50 Sfumature di grigio -. Ho deciso di raccontare la sua storia attraverso le sue parole, tratte dai brani che ha scritto e che lasciano trapelare la sua anima. Cantava del suo amore, del suo dolore e della sua delusione infondendo profonde emozioni e spesso un umorismo tagliente". Una prospettiva che lascia spesso fuori dall'inquadratura il realismo e glissa su molti aspetti della breve vita della musicista. Scelte che non hanno convinto i critici con qualche importante eccezione dal Times a Hollywood Reporter. La messa in scena cita colori e atmosfere di foto e film anni '50 e '60: le epoche preferite, anche a livello musicale, come ha sempre riflesso nel suo stile, da Amy Winehouse, appassionata di jazz, soul e grandi interpreti, da Sarah Vaughan a Tony Bennett. Incontriamo a Camden, nel nord di Londra, la giovane protagonista 18enne all'inizio della sua scalata verso la popolarità, quando i genitori il papà tassista Mitch (Eddie Marsan), che resta un punto di riferimento per lei, e la più precaria mamma Janis (Juliet Cowan) si sono da poco separati. A.dare stabilità alla ragazza c'è il legame fortissimo con la nonna Cynthia (una strepitosa Lesley Manville), ex cantante tanto affascinante quanto comprensiva. Amy che si ispira alla propria vita per le canzoni (un ex fidanzato è il bersaglio del suo primo grande successo, Frank) entra da subito in contrasto con un mondo di etichette e manager che vorrebbero cambiarla per renderla più popolare e con una presenza ossessiva, anche fuori della parta di casa, della stampa scandalistica. Per Amy, raccontata dalla cineasta come allergica alla fama e desiderosa soprattutto di un grande amore e una famiglia (figli compresi), l'incontro con Blake, seduttore e cocainomane, oltre che già impegnato, non fa che accrescere le crisi emotive, anche violente e il bisogno, come via di fuga, delle dipendenze. Demoni sempre più pubblici ai quali il film dà spazio tanto quanto rievoca l'immenso dono autoriale e interpretativo di Amy Winehouse. "Penso che il film sia una straordinaria opportunità di tornare alla sua musica e rendere omaggio alla sua eredità artistica - ha spiegato Marisa Abela - Se ho imparato qualcosa da Amy è essere senza paura". Una chicca del film è la struggente colonna sonora firmata da Nick Cave e Warren Ellis, chiusa dall'intensa 'Song for Amy'.
U. Schmidt--BTZ