Massarini, la musica diventata da autoriale a 'di produzione'
Con l'IA forse ci sarà una sola, grande musica
"Oggi nella musica conta di più il suono, sono i produttori ad aver preso un ruolo centrale. Sanremo iniziò con 3-4 autori di riferimento; oggi il riferimento sono 4-5 produttori. Si è passati da una fase più autorale a una di 'produzione'". E' l'analisi sulla musica e la sua fruizione negli ultimi anni fatta da Carlo Massarini, giornalista esperto di musica. Massarini è intervenuto alla Libreria Lovat per presentare il suo ultimo libro, "Vivo dal Vivo 2010-2023", 120 concerti più significativi secondo l'autore nei 13 anni di riferimento. A distanza di "60 anni si è riformato nella musica lo stesso gap che c'era tra i nostri genitori e noi: oggi c'è tra noi e i nostri figli, la cui musica noi non ascoltiamo", ha spiegato. La vita si è "complicata, la musica e i suoi generi si sono frammentati. La tecnologia galoppa molto più velocemente dell'etica. Ora abbiamo 40-50 sottogeneri diversi, poi tutto si incrocia e si mischia" anche se, "la musica meticcia è la cosa più interessante che sia accaduta fino ad oggi". Per Massarini "velocità e superficialità hanno preso un po' il comando: siamo seduti su una macchina tecnologica". Se i Beatles hanno "smesso di suonare nel '66, oggi la maggior parte dei rapper non suona il proprio disco e in concerto si limita" a qualche suono. E l'intelligenza artificiale? "Aprirà a un mondo totalmente diverso, ci sarà lo stesso salto che ha avuto il mondo dopo internet", ma "dove va il futuro non lo so, ci sarà un'unica grande musica?" Forse "c'è bisogno di fare un passo indietro, di metabolizzare meglio le cose". Infine, Massarini è tolto un sassolino dalla scarpa: "Avevo chiesto di entrare al concerto dei Manneskin ma mi hanno messo in lista e poi non sono riuscito a entrare. Allora quella sera sono andato ad ascoltare Maria Monti: è stato davvero un grande concerto".
D. Wassiljew--BTZ